Cos'è
– “MOMO IN MOVIES” i film amatoriali di Momo Frigerio, cineamatore lecchese, girati in 8mm e 16mm tra il 1962 e il 1965 nei dintorni di Lecco. Un documento storico che attesta la raffinata originalità dell’autore.
Saranno presentati da Luigi Erba
In conclusione: presentazione del libro “Di sguardo in sguardo” dell’autore dell’anno FIAF Luigi Erba
Chi è Luigi Erba
Luigi Erba presenta i film amatoriali di Momo Frigerio, cineamatore lecchese, girati in 8mm tra il 1962 e il 1965 nei dintorni di Lecco. Un documento storico che attesta la raffinata originalità dell’autore.
Luigi Erba è nato a Lecco nel 1949. Laureato in Materie Letterarie all’Università Cattolica di Milano nel 1974 con una tesi sulla prosa e la critica di Galileo Galilei, ha insegnato nella scuola media inferiore e in un istituto Tecnico Industriale.
Le sue prime esperienze fotografiche risalgono agli anni settanta con un paesaggio alpino, sempre fantastico e interiore, inventato, lontano da connotazioni topografiche, ma con tipici segni riferiti all’architettura (posato il più lontano possibile– Favrod).
Questo era anche ottenuto, a volte, con l’uso di elaborazione in camera oscura (quali esasperati toni bassi, retini tipografici, separazioni tonali, solarizzazioni, rivelatori alla paraformaldeide), potendo utilizzare materiali e mezzi del laboratorio fotolitografico milanese del padre; inizia così a maturare la consapevolezza che il linguaggio è frutto dell’uso e della sperimentazione di strumenti e materiali. Parallelamente documenta l’esodo e l’abbandono delle case di montagna (“Via Rovina”, in Val Tartano), concentrandosi sulle loro strutture, sintetizzando segni lirici di memoria dentro rimandi antropologici (Sara Fontana). Sono anni questi di partecipazione a concorsi fotografici, tra cui spesso viene premiato.
Nei primi anni ottanta, dopo il periodo dedicato alla ripresa di oggetti “congelati” d’inverno in discariche decontestualizzati dal loro uso quotidiano, poi rielaborati con i nuovi materiali del digitale ed oggettualizzati nel 2007 in teche in plexiglass (“Ritrovamenti”, Miart Milano), si avvicina ad un paesaggio urbano periferico quotidiano della città dove abita, descritto sempre in modo fantastico e interiore. Sulla scia di una dichiarata non oggettività inizia la ricerca più sistematica basata sull’immagine multipla, riflettendo sull’esperienza concettuale, affrontando i concetti di spazio, tempo e luogo in nome di un’ interpretazione più lirica e individuale, basata sulla memoria, la percezione, la visione, riducendo gli ultimi segni-frammenti dei luoghi personalmente vissuti, prima attraverso sequenze, poi arrivando a tavole antropologiche di scrittura (es viti, gelsi, case di montagna- vecchio nucleo di Frasnida) e comunque sempre rimettendo in gioco il ruolo dell’immagine unica e la topografia oggettiva dei luoghi in una dimensione di sogno-memoria.
Ha scritto e scrive costantemente, come giornalista pubblicista, su giornali, riviste, cataloghi di arte contemporanea, curando anche mostre e manifestazioni e comunque frequentando da sempre galleristi, artisti tra cui Antonio Scaccabarozzi, Tino Stefanoni, critici quali Alberto Veca, poi Roberto Mutti ed Elisabetta Longari, design quali Giulio Ceppi con cui realizza numerose mostre, progetti. Sarà fondamentale la collaborazione e conoscenza, in ambito più specifico, di artisti come Aldo Tagliaferro, Mario Cresci, Franco Fontana e Mario Giacomelli con cui firmerà poi, nell’agosto del 1995 a Senigallia, il Manifesto del Centro Studi Marche “Passaggio di Frontiera”.
Le mostre su Frasnida (1988-1999 sono una testimonianza e ulteriore consapevolezza di una simbiosi tra progettualità, emozione e visione) che lo portano a definire una particolare poetica sull’antropologia e la visione del paesaggio totalmente opposte all’oggettività.
Parallelamente, attraverso il suo Concettualismo lirico, come è stato definito da Elena Pontiggia e Daniela Palazzoli, inizia a realizzare un programma di riflessione metalinguistica sulla espressività della ripresa pura, del mezzo e della pellicola, approfondendo i concetti di simultaneità e relazione visiva, di progetto e casualità, metodo ed emozione, reale ed immaginario, conscio ed inconscio, uno e tutto che saranno la base sistematica per gli ulteriori sviluppi (1987-93 “Interfotogrammi”- utilizzo dei due scatti successivi comprendendo a livello visivo lo spazio-intercapedine non impresso della pellicola).
Nel 2013 con un progetto a quattro mani unitamente allo stampatore Roberto Berné vince la seconda edizione del prestigioso premio BNL Gruppo BNP PARISBAS al MIA di Milano. Nello stesso anno il “Premio Creatività” al Photofestival di Nettuno “Attraverso le pieghe del tempo”; quindi in Ottobre il premio “Gentile da Fabriano”, come autore firmatario nel 1995 del manifesto “Passaggio di Frontiera” con Il Centro Studi Marche di Senigallia. Leggi di più