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8 marzo: Sesto San Giovanni si schiera contro ogni forma di violenza ai danni delle cittadine iraniane

Il Comune di Sesto San Giovanni, prima Amministrazione ad intraprendere iniziative di vicinanza verso le donne iraniane ed afghane, con l'affissione ad inizio gennaio dello striscione sulla facciata del Comune in solidarietà con Masha Amini, esprime una forte condanna verso le repressioni violente che quotidianamente avvengono e manifesta sostegno alle donne afghane ed iraniane.

Data di pubblicazione:

mercoledì 8 marzo, 2023

Tempo di lettura:

2 min

Ultimo aggiornamento:

mercoledì 8 marzo, 2023

Alla luce delle drammatiche condizioni delle donne in Afghanistan ed Iran, il Comune di Sesto San Giovanni, prima Amministrazione ad intraprendere iniziative di vicinanza verso le donne di quei territori, con l’affissione ad inizio gennaio dello striscione sulla facciata del Comune in solidarietà con Masha Amini, esprime forte condanna verso le repressioni violente che quotidianamente avvengono e manifesta sostegno alle donne afghane ed iraniane.

Di seguito la nota del 24 gennaio da parte del Consiglio Comunale, sottoscritta da tutte le forze politiche, a sostegno delle donne e uomini iraniani:

“Il Consiglio Comunale di Sesto San Giovanni esprime la propria vicinanza a quelle donne e a quegli uomini che in questo momento in Iran stanno combattendo per la propria libertà individuale e di quella del proprio Paese contro il regime retrogrado che lo governa.
Si sono uniti alla rivolta uomini di ogni età, classe sociale ed etnia in una coraggiosa dimostrazione di rabbia comune verso la brutalità della polizia, e contro il governo autoritario del regime, nel nome di Mahsa Amini, curda iraniana, arrestata a settembre dalla polizia morale iraniana, per non avere indossato l’hijab, secondo le rigide regole volute dal regime e morta in seguito alle violenze subite durante lo stato di detenzione.
La loro protesta si è trasformata presto in una vera rivoluzione, che sta unendo le tante istanze del popolo iraniano, messe a tacere per troppi decenni dagli Ayatollah: le libertà politiche e democratiche non garantite, la richiesta di laicità dello Stato, le rivendicazioni dei curdi e delle altre etnie discriminate e, al di sopra di tutte, la ricerca di libertà e pari diritti delle donne iraniane.
Nonostante la dura risposta del regime, questa volta come non mai, la teocrazia iraniana mostra delle crepe, ormai incapace di gestire i conflitti interni solamente con l’utilizzo di metodi oppressivi.
Anche il comune si unisce allo slogan iraniano: “Donna, vita, libertà”, con la speranza che il futuro possa finalmente riservare libertà e democrazia al popolo iraniano”.

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Ultimo aggiornamento

08/03/2023